Caio era un giornalaio che aveva l'edicola non lontano da casa mia. Diciamo a circa un chilometro da casa mia.
Era una persona schiva, parlava poco e passava la maggior parte delle sue giornate nella sua edicola. Almeno è quello che una bambina di sette anni può capire del mondo adulto.
La mattina Caio si alzava presto e instancabile apriva il suo negozio, gli arrivavano i giornali nuovi e dava indietro quelli vecchi. Prendeva la sua macchina grigia e iniziava il suo giro. Offriva un servizio di consegna a domicilio per i giornali e a fine mese si pagava.
Caio era il nostro orologio.
Lui non lo sapeva ma per noi non era il solito dispensatore di giornali, per noi era fondamentale. In una famiglia di quattro persone, di cui due sotto i dieci anni, Caio rappresentava la campanella alla fine del compito in classe.
Quando Caio passava a portare il giornale era ora di uscire di casa per andare a scuola.
Se quando Caio arrivava non si era usciti di casa significava che il pulmino per la scuola materna lo si avrebbe perso e si doveva andare a piedi.
Caio era un'appuntamento fisso ogni mattina dal lunedì al venerdì.
Caio non era il suo nome. Era il nome che gli avevamo dato noi in famiglia, sia perché faceva rima con giornalaio, sia perché assomigliava a Caio, in fratello maggiore di Semola in
La spada nella roccia. Quello vero non lo sapevo.
Quando il pulmino ci lasciava davanti a scuola andavamo a comprare le gomme da masticare nella tabaccheria lì vicino e qualche portone più in là sotto al portico c'era l'edicola di Caio. Quell'edicola era poco più grande di una stanza, aveva tutte le pareti, dal pavimento al soffitto coperte di espositori stra carichi di riviste e giornali, tutti ammassati. Lo spazio era poco e Caio faceva quel che poteva. Il locale risultava claustrofobico e opprimente, la luce era poca e proveniva dal portone sotto i portici che affacciavano su una piazzetta. Quelle scure pareti piene di giornali e il soffitto che finiva a volta, ormai annerita, avevano per noi l'attrattiva che il giro proibito dagli adulti nella casa abbandonata.
Quando avevi bisogno di un evidenziatore nuovo partiva la comitiva per andare all'edicola. Io e i miei compagni attraversavamo la strada entravamo sotto i portici e superata la tabaccheria arrivavamo da lui. Aveva sempre tutto quello che cercavi.
Caio qualche anno dopo che finii le elementari andò in pensione e da quel giorno non l'ho più visto.
Non so se dimenticai involontariamente il suo viso o non ci siamo mai più incontrati.
Mia madre qualche mese fa è rimasta sconvolta dalla notizia che Caio, che evidentemente non abitava molto lontano da dove aveva l'edicola, aveva cercato di suicidarsi buttandosi giù dal balcone di casa sua. Non era riuscito nel suo intento ed era in ospedale tra la vita e la morte con il bacino rotto e qualcos'altro.
Caio aveva deciso di farla finita perché era malato da tempo, un cancro dicono. Tra la malattia e la crisi che non gli permetteva di assumere la giusta quantità di farmaci Caio aveva preferito togliere il disturbo ed evitare di aggravare la situazione economica dei figli.
Caio alla fine dopo settimane di attesa all'ospedale se n'è andato, è riuscito nella sua impresa.
Magari vorreste una morale, un epilogo, ma non c'è niente da aggiungere.
La vita a volte te la mette in quel posto senza troppi riguardi, anche se non hai mai fatto niente di male, anche se hai sempre seguito le regole e hai fatto il tuo dovere e sei stata una brava persona. Ecco questa, forse, è la morale.
Quando avevi bisogno di un evidenziatore nuovo partiva la comitiva per andare all'edicola. Io e i miei compagni attraversavamo la strada entravamo sotto i portici e superata la tabaccheria arrivavamo da lui. Aveva sempre tutto quello che cercavi.
Caio qualche anno dopo che finii le elementari andò in pensione e da quel giorno non l'ho più visto.
Non so se dimenticai involontariamente il suo viso o non ci siamo mai più incontrati.
Mia madre qualche mese fa è rimasta sconvolta dalla notizia che Caio, che evidentemente non abitava molto lontano da dove aveva l'edicola, aveva cercato di suicidarsi buttandosi giù dal balcone di casa sua. Non era riuscito nel suo intento ed era in ospedale tra la vita e la morte con il bacino rotto e qualcos'altro.
Caio aveva deciso di farla finita perché era malato da tempo, un cancro dicono. Tra la malattia e la crisi che non gli permetteva di assumere la giusta quantità di farmaci Caio aveva preferito togliere il disturbo ed evitare di aggravare la situazione economica dei figli.
Caio alla fine dopo settimane di attesa all'ospedale se n'è andato, è riuscito nella sua impresa.
Magari vorreste una morale, un epilogo, ma non c'è niente da aggiungere.
La vita a volte te la mette in quel posto senza troppi riguardi, anche se non hai mai fatto niente di male, anche se hai sempre seguito le regole e hai fatto il tuo dovere e sei stata una brava persona. Ecco questa, forse, è la morale.
Nessun commento:
Posta un commento