lunedì 12 agosto 2013

Quel generale di Nonna

In questi giorni sono un po' giù, sarà il caldo, sarà lo stress, comunque non ce la faccio  ad affrontare una giornata intera, soprattutto se devo stare in compagnia di altre persone. 
Speriamo vada meglio la prossima settimana! 

In una città pressochè deserta io conduco una vita  casa tesi- tesi casa. Non  chiesa! Orari di lavoro che iniziano alle 9.30, tutti i giorni, e finiscono alle 18.00 quando va bene, con giusto tre quarti d'ora per il pranzo. Dopo cena si ricomincia. Se penso che siamo ad agosto mi viene male.


Ma questo è un posto su di me, non sul mio "lavoro". 
Mi è venuto in mente che vi ho parlato di Madre, del mio rapporto odierno con lei, ma non bene di come era la storia quando ero troppo giovane per dire no, oppure oppormi in qualsiasi modo, se non con l'alzata del muso e occhi truci. Cosa che non funzionava affatto, perchè non è che Madre cambiasse idea, sia mai!, ma che almeno faceva capire chiaramente che dissentivo su tutta la linea. 

Ecco quando ero molto piccola, anagraficamente, ma rotondetta, nel periodo delle elementari Madre, insieme a Nonna, pensarono che non facessi abbastanza attività fisica, (tre allenamenti alla settimana di pallavolo + ginnastica a scuola). Pensarono che sarebbe stato educativo fare anche qualcosa a casa... 
Mi chiesero se mi andava di fare un po' di moto, perchè ero grassa, e mi faceva male alla salute. "Non vuoi essere come gli altri bambini?" "Non vuoi essere magra come Serena?" "Ti piacerebbe indossare dei bei vestitini?" 
A domande del genere cosa rispondi? 
Io bambina ingenua, insicura e ultima della catena matriarcale non potei che aderire a questo programma di "tonificazione" post fascista. 
Ogni pomeriggio dopo i compiti, invece di andare a giocare con le amiche, alle barbie, leggere o prendere le lezioni di pianoforte che tanto agognavo, finivo nel tinello della Nonna. 
Su un materassino confezionato da lei stessa, che d'estate veniva messo sulle sdraio in giardino, che teneva un caldo porco, di colore verde marcio, sdraiata a terra seguivo pazientemente le indicazioni per questi esercizi. Addominali, sforbiciate con le gambe, esercizi di postura, esercizi per le braccia... tutto sotto l'occhio attento di Nonna, che in piedi al mio fianco mi sgridava senza alzare la voce, se non tiravo abbastanza su le gambe, se non mi impegnavo abbastanza. Quando Madre veniva dal piano di sopra a dire che la cena era pronta la tortura finiva. Madre chiedeva a Nonna: "Come è andata?" lei rispondeva come rispondono le maestre alla madre di un alunno fagnano. "Ha del potenziale, ma non si impegna". Mia Nonna era un insegnante, durante la guerra, ed è cresciuta ed è andata a scuola durante il fascio... fate voi. 
Il giorno dopo la cosa si ripeteva, con mio grande imbarazzo. Ora capite perche fare attività fisica mi rende nervosa, insicura più del solito? Beh questa mia prima esperienza di "palestra" non è andata molto bene, è durata un paio di mesi, io ho lottato per la mia dignità, un po' come fece Gandhi, con pacifica resistenza, anche se all'epoca non sapevo mica chi era! 

Dopo quei due mesi, non persi un etto, nè un centimetro, sono rimasta un terepesce, niente magrezza, niente vestitini. Di sicuro non mi sentivo come gli altri bambini, che non avevano una Nonna generale che faceva loro fare esercizi. 

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